L'angelo distratto
PAROLE > favole
						Se in una limpida giornata d'estate si alza gli occhi a   guardare il cielo, capita spesso di scorgere una linea chiara, assai simile   alla schiuma di un'onda in lontananza, ma più luminosa. È la soglia dei   Cieli, e in una di queste limpide giornate l'Aria della Sera vi si affacciava   a guardare la Terra. "Quello è il verde dei boschi e quell'azzurro è il mare"   pensava "e quelle macchie gialle e rosse più in là sono le spighe di   grano e i papaveri della campagna. Da un pezzo avrei dovuto soffiarci sopra,   ma il timore di scendere sulla Terra mi ha fatto sempre rimandare. Adesso   però mi decido." E si gettò, di slancio, nello spazio.
Andò a finire dentro un mucchio di nuvole bianche, e si divertiva a   scompigliarle in lungo e in largo, quando s'accorse di soffiare sulle ali di   un angelo.
"L'hai vista?" le domandò l'Angelo.
"Chi?"
"L'Anima. La stavo portando sulla Terra e adesso non me la trovo più   sulle ali."
"L'avrai perduta nel mucchio di nuvole."
"Può darsi. Sono un angelo distratto..."
"Non ho mai visto un'anima" disse l'Aria della Sera, "ma se me   la descrivi ti aiuterò a cercarla."
"È leggera" spiegò l'Angelo. "Più leggera delle ali di una   farfalla e del petalo di un papavero."
"Allora è leggera come i miei soffi."
"Oh, ancora di più..."
"Guarda là! Guarda là in fondo" lei lo interruppe, agitando le ali   verso un bosco. "Forse si è nascosta fra quel verde. Andiamo a   vedere."
"No, io resto qui" disse l'Angelo. "Se torna e non mi trova   non saprà dove andare."
"Allora vado a cercarla da sola."
L'Aria della Sera volò verso il bosco, e quando vi giunse scorse una forma   scura, appena più scura dell'oscurità, ferma fra due rami. Le girò intorno   con circospezione, e quando fu certa che non poteva sfuggirle, le soffiò   sopra: due uccelli saltarono sù spiccando il volo. L'Aria della Sera ci   rimase male. "Ho scambiato un nido per un'anima," pensò "ma   per fortuna sulla Terra nessuno sa leggere nel pensiero..."
Una strana forma si sollevava da un ramo, la diresse a soffi dove l'Angelo   l'aspettava, gliela sospinse fra le ali. "Ti riporto l'anima che avevi   perduto" disse.
Con un altro soffio l'Angelo gliela restituì: "È una piuma" disse.   "Veramente è la prima volta che vedo una piuma con una forma così   fantasiosa, ma è pur sempre una piuma; e poi l'anima è luminosa."
"Come la luna?"
"No, sembra piuttosto un pezzetto dell'aurora."
"Ho capito!" l'Aria della Sera sbattè un'ala spazientita. "Se   non è tornata fino a questo momento," disse "vuol dire che non ha   nessuna intenzione di tornare. Andiamo noi a cercarla."
"Forse hai ragione." L'Angelo spiccò il volo, abbassandosi sulla   Terra, l'Aria della Sera lo seguì.
Scendevano silenziosi nel cielo ancora illuminato da pulviscoli di luce, e   ogni tanto l'Aria della Sera soffiava per scherzare sulle ali dell'Angelo   sollevandone le piume. Tutt'a un tratto si fermò, tendendo l'orecchio.   "Cos'è questo rumore? L'ho già sentito..."
"È il rumore del mare," spiegò l'Angelo, "e lo hai sentito, in   Cielo, nelle parole dei poeti che poi scendono sulla Terra e si confondono   con i soffi del vento, il fruscìo delle foglie e il sussurro del mare."
Erano arrivati alla spiaggia, e si fermarono rimanendo sospesi sulla riva; e   mentre l'Angelo girava lo sguardo attorno all'arco del mare, l'Aria della   Sera si abbassò a osservare una conchiglia, a forma di spirale, che rotolava   sulla sabbia sospinta da un'onda. Udì dei suoni leggeri. "C'è della   musica là dentro" pensò abbassandosi per ascoltare meglio. Ma già   l'Angelo aveva girato le ali al mare e volava verso una striscia di terra,   coperta di pini, che dalla spiaggia si prolungava fino alla vicina campagna.   Lo raggiunse sopra le cime dei pini, e sfiorandogli un'ala gli disse:   "Ho visto sempre le stelle sotto di me e mai sopra. Fra poco scenderanno   le ombre della Notte e dovrò risalire. Ma so che puoi fare miracoli: perché   non fai spuntare le stelle in anticipo?"
L'Angelo scosse la testa. "Non posso fare miracoli prima di aver portato   l'anima sulla terra" rispose. "Sono il suo Angelo Custode..."
Proseguirono silenziosi, l'una dietro l'altro, all'improvviso l'Angelo si   fermò, curvandosi a guardare fra i rami. "C'è un chiarore qui   sotto" disse sottovoce. "È lei, l'anima, adesso la vado a   prendere."
L'Aria della Sera lo trattenne. "No, ci vado io" disse. "Le   tue ali farebbero troppo rumore..." S'abbassò fra le foglie, trattenendo   i soffi, ma subito risalì. " È un fiumicello" disse.
"Che dispiacere!" L'angelo sospirò, deluso. "E adesso, che   faccio, dove la cerco?" Si sollevò di slancio, agitando in fretta le   ali, e portandosi da una parte all'altra del cielo, "Dove sei? Dove   sei?" gridò. E mentre la sua voce echeggiava in lontananza,   "Qui" rispose una voce; e una forma luminosa si materializzò sulle   ali dell'Angelo. 
"Perché sei andata via?" la rimproverò.
"Era necessario" rispose l'Anima.
"Perché? Perché era necessario?" volle sapere l'Aria della Sera.
"Dovevo prendere dentro di me le voci della Verità" spiegò l'Anima,   "per ascoltarle, durante il mio soggiorno sulla Terra, quando dovrò   rispondere Sì!   oppure No!"
"Noi andiamo" disse l'Angelo. E spiccò il volo. L'Aria della Sera   lo guardò allontanarsi, e come non lo vide più alzò gli occhi a guardare il   cielo: c'erano le stelle Vega, Deneb, Venere, Sirio, Arturo, Altair, e più in   alto, appena visibile, spuntava il chiarore della Stella Polare. L'Aria della   Sera rimase là, passando gli occhi da una stella all'altra, finché la colpì   un pensiero: "Voglio ascoltare la musica dentro quella   conchiglia..."
Tornò sulla spiaggia volando basso, sulla superficie calma del mare due onde   si increspavano in lontananza. Cercò la conchiglia costeggiando la riva ma   non la trovò; e stava per andarsene quando un'onda la raggiunse spruzzandola.   La guardò allargarsi nella sabbia, soffiando sulla schiuma che la circondava   e poi sopra quella di altre onde che sopraggiungevano, finché la sorprese la   prima ombra della Notte. "Devo risalire" pensò con rammarico. 
Si riportò sulle cime dei pini volando verso la campagna, e come vi giunse   una nuvola profumata l'avvolse. "Sono i fiori" pensò, "a   quest'ora chiudono i petali e il loro profumo si espande". Sopra di lei   due nuvole si restringevano assottigliandosi, s'insinuò fra loro. "Tornerò   presto a guardare i fiori da vicino" si disse, "forse   domani..."
Referenza iconografica: una nota scritta a   mano, su un altro fascicolo, indica come illustrazioni per la copertina del   libro L'Aria della Sera,   e per la presente favola, dettagli di nuvole tratti da opere di Andrea   Mantegna.
In testa al foglio, come note manoscritte: (nuova   versione) e il titolo L'angelo   distratto. 
In calce ad un'altra copia (che riporta leggere varianti rispetto alla   presente), come nota manoscritta, la seguente dedica: 
   A Bianca e al suo Angelo   Custode, con tanti auguri per un soggiorno felice sulla Terra. Giovanna Santo   Stefano