"... ah! la moda... le mode..." - Manigoldilcartastorie

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"... ah! la moda... le mode..."

PAROLE > filastrocche
“tanti guanti!”

Un’ottomana, di molto elegante,
d’estate e d’inverno, calzava bei guanti:
ben quattro alle destre, ben quattro a sinistra, 
... una moda che altrove non s’era mai vista!
(Ma come la mamma le aveva insegnato, 
li usava di gomma per fare il bucato.)
Se in sala incontrava un duchino francese,
voilà! li portava di pizzo turchese;
se invece accoglieva un tal monellaccio,
ohibò! tutti in lana... che coprano il braccio
... e s’egli le offrisse fruttini canditi...
mai leva un guantino, né succhia alcun dito!

Un giorno invitata - a corte c’è festa -
si trova in salotto, più d’altre assai in vista:
avendole posto, accanto, un sofà
dorati i braccioli, scarlatto il taffetas.

Lei pensa: “Indossassi guantini assai fini,
leggeri qual velo, qual fior di farina,
di daino o velluto di tulle o percalle
... a me volgerebbe le cento sue molle!
Oppure li avessi sfilati a ricamo
... in men che quattr’otto... vorrebbe mie mani!
Ma pur se li avessi fiorati di rosso
... la mamma non vuole li levi di dosso!”

Ma in sala c’è un’altra, ben più disinvolta,
che il terzo guantino da tempo s’è tolta:
quest’altra ottomana, più ardita, più scaltra,
a quei s’avvicina, ben più di quell’altra
e mentre bisbiglia “Se stessimo soli...”
gli appoggia un guantino sui ricci braccioli
... lo fa scivolare, con aria assai molle...
adesso il sofà... tese sente le molle!
Invero vorrebbe, gaudente il sofà,
scherzar con entrambe, come usa’ i pascià!

Ma invece risponde: “Star soli? non vedi?
c’è un’altra ottomana... e pure un treppiedi!”

- che avendo tre scarpe... ha male di schiena...

(la storia finisce... vanno gli ospiti a cena!)
Con un tacco molto alto
una scarpa al ballo andava,
con la gonna che strisciava
e le unghie con lo smalto.

Sotto l’abito sangallo,
per far snella la figura,
muove in danza l’andatura,
non curandosi del callo.

È serata di gran festa:
con la calza con la riga 
e nel crine qualche spiga,
muove quella alla conquista!

Va, cammina sui tappeti,
batte il tempo la tomaia
- e con l’altra fanno un paio -
mentre aspetta’ chi le inviti.

Sua sorella, non da meno,
all’inizio del gran ballo
fa la corte a quest’e quello,
poi s’appoggia sul divano:

la vezzosa, assai scollata,
a chi giunge nel salone
mostra l’arco del tallone
e l’attacco delle dita!

Scorgon scarpe d’ufficiale,
con la fibbia, con le stringhe:
dopo mille parasanghe
sempre lucido il coppale;

tal partito non dispiace...
ma... se dopo va alla guerra?
senza amore loro, a terra,
si saprebbero dar pace?

Sopra i piedi d’un texano,
con i fregi sul gambale,
scorgon coppia di stivali
decorata di speroni;

sono baldi i due germani...
ma... partir dover andare
tra le mucche d’oltremare,
affondare nei covoni?

Nostalgie di minuetto,
di velluto tutto nero,
calza scarpe un cavaliero,
con minuscolo rocchetto:

forse viene da Venezia,
forse in gondola si muove...
ma... se il nome è Casanova
... ahi!... già loro il cor si spezza!

S’accompagna ad un rumore
d’una gamba ben tornita
una scarpa sgangherata
d’un temibile corsaro:

volge i tacchi quelle a lei,
non han voglia di avventure:
loro s’han da maritare!
ed inoltre - giusti dei! -

un pensiero le corruccia:
chi alla sola il ‘sì!’ direbbe, 
mentre l’altra passerebbe
i suoi dì con lignea gruccia?

Due babbucce d’un califfo,
con la punta volta in sù,
e brillanti - in società -
le vorrebber per la riffa,

le tallona strette strette,
ma sbirciando se d’attorno
possa esserci contorno
d’altre seriche scarpette:

sì da dare compagnia,
di pianelle ed infradito,
alla loro favorita
in un harem di Turchia!

Tutta gomma nelle suole,
dell’atleta le scarpette,
pieni i fianchi son di scritte,
pare affiches, pare murale:

ma alle belle manca il fiato!
Sai... seguirle nelle gare!
Lor vorrebbero ballare
... non far corse giù nel prato!

... cercan loro per marito
qualche nobile blasone,
un banchiere con pensione,
non chi stadi ha frequentato!

C’è purpurea calzatura,
ch’esce d’abito talare
che, seppur non lo può fare,
... in avances s’avventura!

Lor declinano: “Eminenza!
Non le pare molto strano!
... ci vedrebbe... in Vaticano
...muover, noi, passi di danza?

Con un così alto tacco,
noi... lì dentro la Sistina
alle otto, domattina!
... pel conclave... quale smacco!”

Tra una scarpa, una ciabatta,
le calighe a punto croce,
fra le birkenstock, le cioce: 
ecco giunge mezzanotte!

È la fine della festa,
accaldate sono entrambe:
su di lor pesa’ le gambe,
la sinistra e più la destra.

Mentre vanno verso casa
conta’ quanti nel carnet
siano i conti con lacchè:
niente va lasciato al caso!

Nella scatola di panno
- rimandando al giorno dopo
se raggiunto è il loro scopo -
a sognare adesso stanno:

può accadere che infatti il re,
pur se lor non son di vetro,
dica lor: “Tornate indietro:
io vi voglio aver per me!”
Sconfortato è il Padreterno:
fan gli uccelli tale inferno!
Chi reclama Jean Patou
chi gli sbiechi di Vionnet
chi vuol solo Schiaparelli:
le sue giacche i suoi cappelli!

Lui die’ loro piume e penne
lor pretende sottogonne
dei bustini bei sabot
lana a trama pied-de-coq;
più ci fosse chi lo loda
chiedon tutti l’Alta Moda:

“Basta piume autunno-inverno!”
quei contesta’ il Padreterno:
“facci mettere d’estate
le magliette plissettate,
sete, borse a primavera...”
e via giù... la tiritera!

“Un fourreau con lunghi spacchi
stampa zebra ed alti i tacchi:
ciò mi serve alla bisogna”
ciò reclama la cicogna.
“Sui camini ci cammino:
ce lo chiedo al Valentino!”

“Per ghermire uccelli maschi:
voglio artigli di Swarovski 
e per colmo di gran classe
voglio l’ali tulle e strasse!”
Una gazza chiede invece
delle penne cacio e pece.

“Se mettessi un Christian Dior:
Dio! so dirti quale amor!” 
questo dice la cornacchia
- che per contro è pure racchia
e per colmo della beffa
fa di nome Genoveffa.

“Questa ruota: fa cafone!”
è il lamento del pavone
“se mettessi, al fondo schiena,
una coda... da sirena?
Non è macho, ma mi piace...
devo chiedere a Versace.”

“Tweed di lana e passamani
di metallo le catene: 
tailleurino di Chanel!”
la civetta - saggio uccel! -
“Civettuola, non sfiguro
... dentro al bosco fondo e scuro!”

“Voglio questo! Voglio quello!”
come strepita ogni uccello;
tranne uno che, più in là,
cosa faccia Dio non sa!
“Via le penne lunghe e corte!”
questo grida... e strappa forte.

“Ecco un altro” pensa Dio
“che disprezza il fare mio!”
“Vai con sedano e carota,
rosmarin nella patata,
aglio ficco lì... nel fondo
... la cipolla e l’olio biondo...”

“Che vuoi fare? che follia! 
... pure questa è sartoria?”
Dio l’interroga stupito:
“Ma... che strano quel vestito...
è la moda?.. o sei sciocchina!”
Sbatte gli occhi la gallina

raspa un po’ la zampa destra
si scarruffa un po’ la cresta; 
Dio che insiste e quella incalza:
lei il suo collo un poco innalza
poi risponde, assai modesta:
“No! preparo ’na minestra!”
“Uh! che noia ‘ste preghiere”
il messale questo pensa
“chiuso aperto sulla mensa,
tutto il tempo devo stare!

Un battesimo due sposi
Ferragosto poi l’Avvento
la domenica? ... un tormento!
non c’è giorno che riposi...

Pensa invece se io fossi
a vedere il mondo fuori:
niente incenso niente cori
... via ‘sti paramenti rossi...

a gustare una ciambella
a sorbir la granatina
se co’ tutta ’sta... velina
... io facessi... la modella!

Con l’Armani che mi loda:
già mi vedo, io, alla tele
vedo i gossip sul giornale
la divina... della moda!

Con il trucco, straordinario!
con l’incedere elegante:
tu ti trovi, come niente,
per Pirelli, in calendario!...”

Gli ribatte la tovaglia,
ricamata ch’è un gioiello
- ciò ribatte il campanello -
“Ma si levi certe voglie!

Coscia nuda l’ombelico:
procurar viril prurito
... quale scandalo!... inaudito!
... pensi a mettersi un cilicio!

Senza vesti già in Gennaio:
quando è Luglio, cosa leva?
nudo nudo come Eva...
ci dia retta... metta il saio!

La sentisse il cardinale,
se la vede una priora,
mai sentito prima d’ora... 
Quale scandalo!... è immorale!

Pensa d’essere à la page!
Chi le dà papal dispensa?
Lei sconsacra questa mensa...
messo al muro... d’un garage!

Nei locali a luci rosse?...
Mica lumi di candele!...”
la tovaglia dà di fiele,
campanello dà di tosse.

Spunta poi il rosicamento:
“Manca... inoltre... d’eleganza
... non c’ha petto in abbondanza
... pare un blocco di cemento! ...”

“Ma... nessuno mi capisce!?!”
“Porno!... il fiato non sprecate!”
le ampolline - assai irritate -
qualche fiore che appassisce.

“Come porno?... è roba fina!...”

“Amen! seh!...” - è il microfono che parla -
“co’ Naomi, Linda e Carla

... ce mancava Messalina!”
 
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